FILE DI STAMPA ESECUTIVO: ATTENZIONE A NON COMMETTERE QUESTI ERRORI
- monogram
- 3 lug 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Ultimamente mi sono imbattuto in una serie di lavorazioni che mi hanno portato alla necessità di fare chiarezza sul significato dell’affermazione “ho il file pronto!”
Lungi dal voler colpevolizzare il cliente, che molto spesso è vittima degli improvvisati: però non si può neppure pretendere di avere una corretta reimpaginazione a titolo gratuito. Avere un “file pronto” significa che lo stesso file rispetti una serie di pre-requisiti di fondamentale importanza: non basta infatti che sia in formato PDF, perché si possono ottenere dei file PDF anche da programmi non professionali ed avere comunque un file inutilizzabile.
Proverò allora, sulla falsariga delle parole canzonate da Vecchioni, a “sciogliere le trecce ai cavalli” andando a districare quei nodi dei quali nessuno parla ma che, una volta compresi, ti eviteranno una spesa multipla e continuativa nel tempo.
• la colonna di testo serve a dividere il contenuto dell’impaginato in modo da capire immediatamente quale tipo di risalto debba avere il testo rispetto al resto della creazione grafica. Il font deve essere facilmente leggibile, ed inoltre è buona prassi convertirlo in tracciati prima di andare in stampa (a volte, i font gratuiti non includono nel salvataggio tutti i caratteri tipografici). Il documento di Word dal quale COPIAINCOLLARE il contenuto testuale NON è un metodo professionale, perché in fase di importazione viene meno tutta la formattazione del testo. Tradotto, significa TEMPO da dedicare all’operazione di adattamento. Tempo che purtroppo il cliente deve pagare.
• Le immagini: una foto presa da Google non sarà quasi mai adatta alla stampa. Non ti parlo solo dell’aspetto legale dell’operazione, ma anche della giusta risoluzione di stampa (300 DPI), fattore che inciderebbe in negativo sulla qualità finale dello stampato perché si lavorerebbe in bassa definizione se non con antipatici sfarfallii o perdite di profondità del pixel. E indovinate un po’? Le immagini adatte alla stampa si comprano! Quindi, sempre restando sul tema ‘tempo’, non può esistere il “l’ho vista su Pinterest, vorrei qualcosa di simile”: la realtà è che bisognerebbe selezionare delle immagini da stock in modo da visionare il bozzetto in anteprima e, una volta stabilita la grafica, procedere all’acquisto dell’immagine.
Bene, ora abbiamo il testo convertito in tracciati e l’immagine ad alta risoluzione, che fare? Procediamo all’impaginazione, tenendo ben presente che dovrà esistere una pertinenza tra gli elementi. Cosa intendo con pertinenza? In realtà è molto semplice: quando parliamo di mele, non possiamo usare un’immagine che raffiguri le pere. Al fruitore finale confonderemmo le idee, perciò è necessario essere chirurgici con la scelta delle immagini.
Perfetto, ora abbiamo tutti gli elementi utili a procedere. Ma...cosa dobbiamo dire esattamente? E come dobbiamo dirlo? Ecco che spunta una figura semi-sconosciuta, ma che col tempo prenderà sempre più piede: il copywriter. Il copywriter è un esperto di marketing a risposta diretta che ha affinato e coltivato una particolare abilità nel convogliare il messaggio giusto al pubblico giusto, esortandolo a compiere una determinata azione. Il suo intervento cambierà radicalmente l’esito di una campagna pubblicitaria, dato che ormai non è più sufficiente dire chi siamo, dove siamo e cosa facciamo. Purtroppo sono figure rare e molto spesso fuori portata rispetto al budget a disposizione. Fortunatamente in Monogram ho la possibilità di collaborare attivamente con queste figure, e ti assicuro che potrei essere un ottimo intermediario! Altrimenti l’alternativa rimane quella di cadere nella trappola di generalisti, pronti a fiammanti centinaia di euro senza garantirti alcun risultato.
Acta est fabula,
Monogram

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